giovedì 27 novembre 2008

Match Italia-Argentina dentro il manicomio di "Dr Manuel A. Montes De Oca"



Una rappresentanza di trenta giocatori da tutte le regioni d'Italia ha sfidato il team del manicomio “Colonia Nacional Dr Manuel A. Montes de Oca” della municipalità di Torres, composto interamente da pazienti internati nella struttura, una delle tante ancora presenti in Argentina.
Esito dell'incontro di calcetto 7-6 per la squadra di casa anche se non è mancata la consegna della coppa di consolazione per i giocatori di “Patassariba”. Si sono giocati quattro tempi da venti minuti più uno supplementare, momento della grande rimonta della squadra italiana: i sette giocatori sono riusciti a segnare ben cinque gol solo nell'ultima mezz'ora. A fine partita è seguito un pranzo nel giardino manicomiale e la consegna delle magliette dell'iniziativa ai pazienti argentini su cui sono riportati i numeri 180, 30, 60 (legge Basaglia, anniversario della sua applicazione e della Costituzione italiana).
E' seguita quindi una visita da parte degli operatori all'interno del manicomio che fu edificato nel 1908 e che ospita al suo interno 768 pazienti tra uomini e donne, internati per vari tipi di patologie psichiche, dal ritardo mentale più o meno lieve alla psicosi, dalla schizofrenia a varie forme di depressione.
“Molti di loro sono stati ripudiati dalle famiglie e non hanno altro posto dove stare” ha spiegato il direttore riabilitativo del centro Josè Mario Romè. Si è così appreso come nel paese argentino, a causa di fattori economici, sociali e culturali, i problemi di salute mentale siano vissuti con molta diffidenza e paura dall'intera comunità. “Qui al Montes De Oca stiamo lavorando duramente per cercare di ristabilire un contatto tra i pazienti e i loro familiari -ha aggiunto il direttore generale Jorge Santiago Rossetto-per far sì che possano essere gradualmente reinseriti nella società e conquistare l'autonomia”. E i risultati sono lusinghieri dal momento che in quattro anni (dal 2004 a oggi) sono oltre duecento gli utenti che hanno fatto ritorno a casa, grazie a efficaci programmi di riabilitazione.
Poco distante dal manicomio è sorto un centro diurno, nel quale i disabili psichici si dedicano a varie attività ricreative: cura dell'orto, attività con gli animali della fattoria, laboratori artistici. “La differenza è notevole rispetto al manicomio- ha sottolineato Gladys Chutte, operatrice psicologa -qui hanno più libertà e poco a poco riconquistano l'indipendenza”.

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